La riforma degli ordinamenti didattici universitari, introdotta oltre 10 anni fa, oltre al restyling dei percorsi di studio (il noto 3+2) ha favorito l’ingresso all'università di categorie prima escluse o comunque meno presenti nelle aule degli atenei.
Con l'introduzione del titolo triennale e il riconoscimento di esperienze di studio e lavoro sotto forma di crediti formativi, sono entrati all'università più studenti in età adulta e con esperienze professionali alle spalle rispetto a quanto avvenuto nel sistema universitario precedente: nel 2013, 12 laureati su 100 si erano immatricolati con 2-10 anni di ritardo e altri 5 su 100 con oltre 10 anni di ritardo (nel 2001 erano rispettivamente l'8% e il 3%).
Gli indirizzi di studi prediletti dai laureati in età adulta
I laureati immatricolati in età adulta sono più presenti nei gruppi insegnamento e delle professioni sanitarie. È opportuno ricordare che tra i laureati magistrali nelle professioni sanitarie, divenute corsi di laurea solo in seguito alla riforma universitaria, circa il 37% si è immatricolato all'università con più di 10 anni di ritardo rispetto all'età regolare o canonica
La riforma dimostra di avere avvicinato all'università categorie di studenti tendenzialmente svantaggiate dal punto di vista socio-culturale rispetto al background tipico dello studente universitario. I laureati immatricolati in età adulta, infatti, sono figli e figlie di genitori con grado di istruzione inferiore rispetto a coloro che sono entrati all'università in età canonica: hanno almeno un genitore laureato solo il 12% degli adulti, contro il 29% dei “giovani”.
Inoltre, gli adulti tendono ad avere carriere più regolari -riconducibile in parte al riconoscimento da parte del corso di laurea di un maggior numero di crediti formativi legati a precedenti esperienze professionali e formative -, a frequentare meno le lezioni e a partecipare più raramente a programmi di studio all'estero. Ciò è almeno in parte legato al fatto che la maggior parte arriva alla laurea svolgendo durante gli studi un lavoro a tempo pieno: quasi il 60% degli immatricolati all'università con un ampio ritardo sono lavoratori-studenti . Quasi il 50% degli studenti adulti ritiene di avere concluso un percorso universitario riuscendo a sostenere senza difficoltà il carico di studi previsto, mentre fra gli iscritti in età regolare tale percentuale è inferiore al 30%.
Quali prospettive di studio
In questo caso le risposte dipendono dalle peculiarità di questa speciale categoria. Gli adulti tendono a dimostrare un minor interesse verso la prosecuzione degli studi dopo la laurea triennale: manifesta tale intenzione il 56% dei laureati, contro il 78% rilevato tra gli iscritti nell'età canonica.
Nonostante ciò, anche tra gli immatricolati con almeno 10 anni di ritardo rispetto all'età canonica il 37% dei laureati intende intraprendere il percorso magistrale e altri 19 su 100 desiderano comunque proseguire la formazione. Fra i laureati di secondo livello invece la quota degli intenzionati a continuare gli studi è sostanzialmente identica tra gli immatricolati in età adulta e quelli in età canonica (49% contro 46%), per effetto soprattutto dell'interesse espresso nei confronti dei master o corsi di perfezionamento.
Fonte: Il Sole 24 Ore
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